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domenica 28 novembre 2010

Dal 1950 al 1970

1950 

Durante questi anni protagonisti furono per la prima volta i teen-agers che si distinguevano dagli adulti anche per l'abbigliamento: blue-jeans, t-shirt,  maglioni, giacche in pelle, look trasandato o sportivo, e per gli uomini, brillantina in testa. La fortuna dei Jeans fu un fenomeno importante che influenza tuttora la moda. Questo indumento fu usato fin dalla metà dell'Ottocento come uniforme operaia, per la robustezza del suo tessuto, fissato con doppie cuciture e rivetti di metallo. In Europa le donne si stancarono di portare i vestiti rivoltati e fuori moda delle loro mamme e copiarono i modelli dalle riviste femminili con l'aiuto di cartamodelli e di provvidenziali sartine. Se Parigi continuava a dettare legge, stava nascendo a Firenze l'Industria della moda italiana, Parigi però dettava ancora legge: Dior lanciava collezioni che si ispirarono alle lettere dell'alfabeto, come la linea H con la vita spostata sui fianchi e il busto allungato. Successivamente si ebbero la linea Y e la linea A, mentre gli abiti da sera erano solitamente lunghi fino ai piedi. Nel 1957, anno della sua morte, Dior rivoluzionò ancora la moda con la linea sacco, che creò molto scalpore perché nascondeva totalmente il punto vita. Coco Chanel ripropose i suoi mitici tailleurs, dalla giacca senza collo e dalla gonna semplice e diritta.  Fu sempre lei che lanciò la scarpa Chanel, senza tallone e con la punta in colore diverso: era un'alternativa ai tacchi a spillo che dalla metà degli anni cinquanta martoriarono i piedi di molte donne. Nello stesso periodo si sviluppò sempre di più la moda per il tempo libero. Sulle spiagge fece la sua prima comparsa il bikini, costume da bagno in due pezzi. I pantaloni continuavano la loro marcia verso il successo: si usavano per l'estate, per lo sport e per lo sci. La maglia, da sempre considerata materiale povero e popolare, cominciò a far parte delle collezioni. Con la morte di Dior,Yves Saint Laurent diventò direttore della maison. La sua prima collezione ebbe un successo travolgente: la linea a trapezio era fresca, giovanile e sostanzialmente una continuazione del Sacco di Dior. 

1960

Era il periodo della Guerra del Vietnam, la divisa dei contestatori era un rifiuto totale verso il mondo elitario della moda: eskimo, sciarpe, jeans sdruciti, maglioni sformati, scarpe da tennis. Molti indumenti furono presi in prestito dalle uniformi di guerra, come il famoso Montgomery, giacca in lana pesante chiusa da alamari della Royal Navy; oppure la t-shirt, inventata dalla marina americana come canottiera per i soldati. In Inghilterra la musica Beat, rappresentata dai Beatles e dai Rolling Stones, ebbe la capacità di aggregare milioni di teen agers, che copiarono i vestiti dei loro idoli preferiti. I Beatles indossavano pantaloni stretti e corti, giacchette striminzite, uniformi ottocentesche con spalline, stivaletti alla caviglia. Gli Stones, più arrabbiati, preferivano camicie e pantaloni di satin, collane e braccialetti, e si truccavano. Per entrambi i gruppi furono fondamentali i capelli lunghi e scompigliati, che da più di un secolo erano vietati agli uomini; colori sgargianti e lucidi sostituirono il grigio abito borghese. I nuovi stereotipi femminili non furono più le attrici di Hollywood, ma le indossatrici delle riviste di moda: sottopeso, con la pelle chiara e gli occhi immensi truccatissimi. Novità lanciate in Francia furono gli abiti metallici di Paco Rabanne, che non avevano cuciture ma piastrine agganciate tra di loro con anelli.


1970

Nata dalle idee innovative che si diffusero alla fine degli anni sessanta, la moda degli anni settanta assunse la forma di un vero e proprio movimento. Gli Hippy indossarono camicioni larghi e lunghi, tuniche trasparenti, colori sgargianti, fiori giganti, monili di tutti i tipi ed indumenti esotici. I capelli si trasformarono sempre più in un groviglio di riccioli incolti. Questo look un po’ straccione al di là della moda ufficiale diventò una vera e propria antimoda, simbolo di libertà. Anche il movimento femminista di quegli anni si identificò con le gonne lunghe, gli abiti acquistati per pochi spiccioli ai mercatini dell'usato, gli zoccoli. Alla moda furono anche: i jeans di marca, i Ray Ban, le Timberland che erano portati da quelli che a Milano vennero definiti "paninari", ossia i giovani di destra. A sinistra invece si usavano jeans sdruciti, occhiali da poche lire, camicioni e maglioni fuori taglia, borse a tracolla in cuoio naturale. Elio Fiorucci fu il primo che in Italia captò questo tipo di moda controcorrente fatta di stracci. Il suo emporio era un punto d'incontro dove vi si poteva trovare di tutto: abiti rifiniti male, [zatteroni] altissimi e pericolosi, felpe, jeans, ma anche gadgets molto colorati. A lui si deve l'introduzione del tessuto elasticizzato nella moda, che gli permise di inventare tute molto aderenti adatte alla disco-dance. Esplosione della maglieria, di cui la stilista francese Sonia Rykiel era considerata la regina. Sull'onda del femminismo si indossarono strati su strati di maglia, berretti, sciarpe, scaldamuscoli. Tra le novità, proprio all'inizio del periodo, vi furono gli Hot pants, pantaloncini assai più corti delle minigonne e che lasciavano interamente scoperte le gambe.

 

 

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